lunedì 19 maggio 2014

Una lunga attesa

Aspettando Edorado
Gli ultimi mesi di gravidanza sono sicuramente i più belli ma anche quelli più impegnativi.
Quando il conto alla rovescia si avvicina al termine iniziano a ronzare in testa un casino di domande: sarò in grado di fare la mamma? sono pronta a questa responsabilità? cosa cambierà nella mia vita? quanto fa male il parto?...?

Io mi sentivo finalmente totalmente concentrata sul grande evento, avendo terminato con il lavoro e salutato Milano avevo trascorso il primo mese di libertà dedicandomi a me stessa, riposando tanto ( ripenso adesso con nostalgia alle dormite che mi sono fatta!), passando del tempo con le amiche e organizzando gli ultimi preparativi per l'arrivo del principino.
Continuavo a leggere la mia guida alla gravidanza "Cosa aspettarsi quando si aspetta", un libro che mi aveva accompagnata fin dai primi mesi e che ora entrava nel vivo del momento tanto atteso.

Trascorso il primo mese di relativo di cazzeggio a casa di mamma a fare la figlia :-)) mi sono rimboccata le maniche per il trasloco nella nuova casa in Toscana.
Neanche a dirlo il timing dei muratori che stavano ristrutturandoci casa non era in linea con quello che ci eravamo prefissati, ed il ritardo iniziava ad essere preoccupante e la pressione iniziava a farsi sentire.
La cosa che mi confrontava, se così si può dire, era il fatto che il mio ginecologo continuava a rassicurarmi sul fatto che il bambino non dava assolutamente segni di volere anticipare la DPP, quindi trascorrevo le mie giornate relativamente serena.

La visita all'ospedale accompagnata dalle ostetriche è stata istruttiva, purtroppo non avendo avuto tempo di seguire un corso pre-parto, non avevo fatto nessun esercizio preparatorio, quindi mi sarei presentata il giorno del parto pronta a mettere in pratica in tempo reale quello che mi stavano spiegando. Vedere la sala parto alla luce del giorno mi ha fatto un certo effetto ed ha innescato i primi segnali di quella che possiamo comunemente chiamare strizza!

Le settimane passavano, la casa era finalmente terminata, il trasloco definitivamente concluso e la mia pancia decisamente enorme... ma avvisaglie di parto imminente ZERO.
Le mie notti non erano più serene da un po' di tempo, vuoi per i continui risvegli dovuti alle tappe bagno, vuoi per il caldo che in gravidanza è amplificato (purtroppo i condizionatori in casa non erano stati ancora montati ed era quasi agosto), vuoi un po' di agitazione... dormire 8 ore era diventato un vago ricordo.

Mancavano pochi giorni alla presunta data del parto: io, pancia e valigia eravamo pronte. Ogni giorno immaginavo come sarebbe stato il momento, ovviamente mi venivano in mente le scene più assurde dei film e mi ci vedevo in una corsa disperata verso l'ospedale... e invece no, ci si ritrovava puntualmente ogni sera a sperare nel giorno successivo.
Passata la data, nulla era accaduto, anzi no... proprio il giorno della mia scadenza qualcun'altra era riuscita a portare a termine la gravidanza, una mamma che aveva riflettori puntati dalle prime doglie. Kate aveva coronato il suo sogno e quello di tutta la Gran Bretagna e il Royal Baby era nato!
Ora mancavamo solo più noi all'appello, per così dire.

Superata la 40° settimana da prassi la gravidanza viene monitorata giorno per giorno dai tracciati, i miei risultavano quasi sempre piatti... Il mio bambino non aveva nessuna intenzione di nascere, o era ritardatario come la mamma!
Sono partiti i consigli delle mie amiche mamme per stimolare le contrazioni e fare innescare il parto: camminare tanto, aspettare il cambio di luna (passato senza effetto), calarsi l'olio di ricino (non lo consiglio a nessuna...), fare sesso per smuovere la situazione (anche questo non lo consiglio... troppo scomodo), chiedere al ginecologo di attuare la stimolazione a mano (un dolore assurdo... nemmeno questo consiglio!).
Terminato il tempo e con 10 giorni di ritardo ero pronta a mio malgrado al ricovero per l'induzione del parto.

La notte prima del grande giorno ero ansiosa di vedere il mio bambino e pronta al passaggio decisivo che segnava la fine della mia vita precedente e l'inizio della vita da mamma. Una lunga notte insonne.

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