giovedì 22 maggio 2014

Finalmente mamma!


Non posso fare paragoni con il parto naturale, ma posso affermare che l'induzione al parto quando il pargolo non si decide ad uscire spontaneamente non è assolutamente una passeggiata.

Nel mio caso il ricovero è avvenuto il 10° giorno di ritardo rispetto alla DPP.
Arrivata la mattina all'ospedale sono stata visitata dal mio ginecologo che ha valutato la situazione e deciso subito di procedere con la stimolazione del parto con la fettuccia di prostaglandine, prima però è ricorso nuovamente alla devastante manovra di scollamento delle membrane, giusto per iniziare ad assaporare un po' del dolore che mi attendeva.

Non starò a descrivere la mia giornata, posso solo dire che è stata molto lunga e faticosa... mi trascinavo per i corridoi dell'ospedale per sottopormi ai tracciati che non davano ancora le contrazioni sperate per avviare il parto e lo sconforto iniziava ad assalirmi.
Le acque erano intatte e la quasi totale assenza di doglie mi aveva persuaso del fatto che purtroppo il mio bimbo sarebbe nato il giorno successivo, quindi mandai a casa a riposare tutto il mio seguito: marito, mamma, sorella e suocera...

Detto fatto, non appena sono rimasta sola sono iniziati i dolori... Non so se il parto indotto sia peggiore di quello naturale, posso soltanto affermare che le mie contrazioni sono partite subito alla stragrande e a fatica inizialmente sono riuscita a sopportare il dolore.
Ringrazio ancora l'ostetrica per la pazienza e gentilezza con la quale mi ha aiutata ad affrontare tutto... non avevo frequentato il corso pre-parto e quindi non sapevo esattamente che fare, lei è stata un angelo! E ringrazio pure la santa epidurale che mi ha alleggerita per un paio d'ore dal dolore dei picchi massimi.


Le ore durante il travaglio sono letteralmente volate e alle 2.55 di mattina finalmente è nato il mio Edoardo. Le sensazioni che si provano vedendo per la prima volta il proprio bambino sono uniche al mondo e indescrivibili.
Ma il momento più intenso ed emozionante è arrivato dopo, quando per la prima volta sono scesa alla nursery. Il mio piccolo era disperato, ritrovarsi fuori dalla protezione della mia pancia (con 10 giorni di ritardo posso quasi affermare con certezza che ci stava proprio bene dentro!) e per la prima volta con indosso un pannolino e dei vestiti non lo facevano sentire per niente a proprio agio.
Avvicinandomi a questa creatura urlante avevo quasi paura di romperla prendendola in braccio, ma è bastato scambiarci il primo sguardo che tutto è magicamente cambiato.
Lui mi ha riconosciuta, ha capito che avevamo condiviso quel lungo viaggio insieme e che ora ne sarebbe iniziato un altro, il viaggio di una nuova vita insieme.

1 commento:

  1. Ricordarne i dettagli di quei primi giorni con loro, ecco una cosa che faccio spesso.

    Buon viaggio!

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